Questa edizione dello Specchio è stata completamente rinnovata e integrata,
rispetto alle precedenti, sia perché il Novecento è ormai passato, cedendo il posto al
Duemila, sia perché uno sguardo retrospettivo comporta correzioni, parziali modifiche
dei giudizi espressi, impostazioni critiche diverse, elementi tutti che tengano
conto della visione completa che si può esprimere di un’epoca, che è definitivamente
conclusa. Quando apparve la prima edizione di questo libro, eravamo immersi nel
secolo ventesimo ed era impossibile tracciarne un bilancio complessivo preciso, perché
erano ancora in corso tendenze, correnti, movimenti che rendevano la mappa
del panorama letterario assai intricata e difficile da tracciare, se non cogliendone le
coordinate fondamentali e cercando di organizzare un quadro generale ordinato,
contenente almeno le eredità della grande tradizione europea ottocentesca, così
ricca di innovazioni e di stimoli. Ci apparve quindi indispensabile realizzare una
partenza retrodatata, iniziando la trattazione dalla crisi di fine Ottocento e dal
Decadentismo, di cui andammo a rintracciare la nascita soprattutto nella letteratura
francese e nella rivoluzione dei poeti Maledetti, per poi affrontare il discorso del
Decadentismo italiano, con Pascoli e D’Annunzio. Gli aspetti più importanti da sviluppare,
allora, ci sembrarono la continuità e il cambiamento delle dinamiche letterarie
nel passaggio tra i due secoli, giustificati dagli eventi storici, culturali e sociali
che animarono quegli anni, anche perché era nostra convinzione che i giovani che si
accostavano alla letteratura del Novecento, non dovessero perdere di vista le linee
della tradizione, per non smarrirsi nella selva fittissima dei nuovi orientamenti del
secolo.
Oggi i presupposti per tracciare una storia letteraria del Novecento e del
Duemila, per altro appena iniziato, sono profondamente diversi, essendo diversa la
prospettiva storica ed educativa, con cui ci si può accostare ad un libro del genere.
Serve capire dove stiamo andando, che cosa ne è stato della nostra poesia e della
nostra prosa, quale cammino stia compiendo la nostra lingua e quale sia il nesso
rimasto tra la nostra produzione letteraria e quella europea. Per questo ci è parso
inutile ripartire dal Decadentismo e ripercorrere sentieri già attraversati; ci è sembrato
invece più utile, iniziare direttamente dalle avanguardie del Novecento
lasciando fuori dalla trattazione tutto ciò che poteva essere retrodatato, compresi
Pascoli e D’Annunzio, che pur sono continuamente chiamati in causa, come inevitabili
referenti dell’inizio del secolo. Molte pagine, specialmente relative ai grandi autori, sono rimaste sostanzialmente uguali, perché certo non si può cambiare il
giudizio codificato da autorevoli critici su scrittori e poeti che hanno fatto la storia
del nostro paese, ma quando si giunge al Duemila, tutto è nuovo e attuale, anche se
percorriamo un terreno minato, dato che la maggior parte dei poeti e degli scrittori
citati sono in mezzo a noi, alcuni dei quali giovanissimi, altri nella piena maturità. È
stato interessante, durante la nostra ricerca, rendersi conto di come la letteratura stia
continuando a vivere sui fondamenti e sui supporti creati nel secolo scorso, al quale
ancora apparteniamo tutti, esattamente come accadde quando si passò dall’Ottocento
al Novecento. È chiaro che le differenze sono moltissime, come è differente lo
spirito che anima la nuova generazione e la nuova scrittura, ma la passione per l’arte,
per il racconto della vita e dell’esistenza, in prosa o in poesia, è immutata ed è la
medesima che ha dato l’imput a tante stupende pagine della nostra letteratura novecentesca.
Ed è questo che noi ci auguriamo: che gli studenti di oggi riescano a cogliere
questa passione e a farla propria.