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DI DINO C. -VERGA/MASCAGNI/MONLEONE-L'altra Cavalleria Rusticana
Riferimento: 978-88-534-3729-7
L’ALTRA CAVALLERIA RUSTICANA quel “Mistero” per eccesso di “Cavalleria…”
L’ALTRA CAVALLERIA RUSTICANA quel “Mistero” per eccesso di “Cavalleria…”
A quale categoria di studiosi appartiene Chiara Di Dino? A giudicare dall’incipit di questo suo libro, potremmo definirla un grande talento in “esercizi di stile” alla Queneau, dal momento che l’autrice parla del proprio oggetto con il tono, i colori e il ritmo di una novella di Giovanni Verga, e lo fa con originalità ma anche con un perfetto esito di assimilazione e di eloquio rivissuto. A dire il vero, aggiunge un grado in più d’ironia molto elegante, incline al divertissement(poiché la vicenda narrata ha il movimento e l’intrico narrativo di una commedia intellettualistica e acre), ma possiede anche una linea di fatalità che ci appare essenzialmente tragica. No, non è la tragedia che termina con apocalittici crolli, con morti e catastrofi, ciò che sarebbe ancora il meno, poiché, come ci suggeriscono le parole di un perseguitato (credo, di Gilberto Fuentes, un cubano oppresso da Castro), «è meglio una fine con orrore che un orrore senza fine». La storia (vera, ahinoi!) narrata da Chiara Di Dino ha colori di tragedia tristissima, malinconica, e sa di sconfitta graduale, di progressivo perdersi di ogni speranza, di iniqua morte civile, di esilio in patria: soprattutto, è uno mostruosa iniquità, plausibile in una plaga barbarica e immersa nelle superstizione e nello spirito arcaico di rapina e di prevaricazione, ma intollerabile in un’area di civiltà occidentale. Probabilmente, era destino che la giovane ricercatrice palermitana Chiara Di Dino, già autrice di lavori di gran pregio (sulla storia della musica in Sicilia, sull’archetipo di Turandot…), cantante liederistica e impegnata nel costruirsi un repertorio originale e assolutamente insolito, prima o poi nella sua vita s’imbattesse nel “caso Monleone”. Un caso eccentrico e strano, tanto romanzesco da apparire immaginario, e perciò congeniale all’indole analitica e indagatrice della studiosa. Un caso complesso, anche perché già nelle premesse storiche fu una realtà doppia. Pronunciare quel cognome significa chiamare in causa due figure del Novecento storico. La prima delle due è il protagonista della presente ricerca storica e biografica: il compositore Domenico Monleone, nato a Genova lunedì 4 gennaio 1875, morto giovedì 15 gennaio 1942 nella sua stessa città natale. L’altra figura è il fratello di Domenico, ossia Giovanni Monleone (Genova, venerdì 11 aprile 1879 – ivi, giovedì 30 gennaio 1947), che per molti anni, prima di essere obnubilato dal trascorrere del tempo,appartenne al novero dei genovesi illustri e memorabili. Giovanni fu scrittore, e in pubblico ebbe l’immagine prevalente digiornalista-scrittore (diresse dal 1914 al 1922 la «Gazzetta di Genova»). In realtà, fu intellettuale estroso e di eccellente cultura.Tra l’altro, fu operoso librettista, e lo fu con particolare generosità per suo fratello Domenico. Di Giovanni fu anche il libretto per la prima delle opere teatrali di Domenico, con un soggetto tratto da una celebre novella di Giovanni Verga che a sua volta era stata trasformata in veste teatrale dallo scrittore siciliano: Cavalleria rusticana. Com’è arcinoto, una “crux” della critica e della storiografia in campo musicale e teatrale è l’esistenza di “stelle doppie”, ossia di coppie di opere per il teatro musicale che abbiano lo stesso soggetto e lo stesso titolo, e tali che uno dei due lavori sia storicamente portatore di immensi successi e l’altro sia stato interamente eclissato: le due Bohème di Puccini e di Leoncavallo, i due Wozzeck di Berg e di Gurlitt, la Salome di Strauss e la Salomé di Mariotte, i due Tannhäuser di Wagner e di Mangold. Malinconica, sempre, e talvolta ingiustificata, la penombra che è scesa sull’una delle due opere di ciascuna coppia. Ma la vicenda di Domenico Monleone, con l’impossibile coesistenza tra la sua Cavalleria e la fortunatissima Cavalleria d iMascagni, è completamente diverso: è fosco, crudele e iniquo, da gridar vendetta.Sulla negazione dei diritti all’esistenza (almeno in Italia)dell’opera di Monleone, che pure viene rappresentata all’estero con successo e curiosità da parte del pubblico più diverso, si esercitano la ricerca magistrale e il giudizio “sine ira et studio” di Chiara Di Dino.
[dalla Prefazione di Quirino Principe]
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