Per secoli gli unici vocabolari di greco antico utilizzati nelle scuole italiane erano traduzioni dell’inglese Liddell & Scott o della più antica opera del tedesco Passow. Solo nel 1939 apparve, a cura del gesuita Padre Lorenzo Rocci, il primo Vocabolario greco-italiano originariamente concepito in lingua italiana. La realizzazione di un simile volume all’epoca di Rocci doveva davvero rappresentare un’impresa titanica, non tanto perché non esisteva al tempo alcun precedente in italiano – e già questa era senz’altro una difficoltà di notevole portata – quanto perché la strumentazione disponibile era estremamente esigua, se comparata con le vastissime risorse oggi offerte da repertori e sussidi elettronici.

La leggenda vuole che Padre Rocci si avvalesse solo di schedine e appunti manoscritti, accuratamente predisposti da lui medesimo o da pochi selezionati collaboratori, attingendo per il resto alla propria sconfinata erudizione e inesauribile memoria. Tali erano l’impegno e lo sforzo intellettuale richiesti da un’impresa tanto importante, che – si racconta – egli spesso dimenticava persino di soddisfare le più elementari esigenze del proprio corpo. I suoi allievi ricordano infatti di averlo visto indossare il cappotto in pieno agosto, e l’immagine del dotto gesuita immerso nell’immane opera, noncurante dei bisogni alimentari e indifferente alle condizioni climatiche, deve certo essersi stampata nella mente di chiunque abbia avuto il piacere e il privilegio di ammirarla personalmente.

Solennemente presentato nel 1939 come prodotto eccellente della lessicografia italiana, il “Rocci” si impose nella scuola e nell’Università, divenendo in breve tempo un inevitabile punto di riferimento per chiunque intendesse, a vario titolo, praticare gli studi classici o semplicemente interessarsi alla classicità. Le successive edizioni del 1941 e del 1943 contribuirono a perfezionare l’opera. Dagli anni Quaranta a oggi il volume è stato più volte ristampato, ma mai sottoposto ad una revisione che ne aggiornasse la forma e i contenuti. È per questo motivo che il nuovo “Rocci 2011” rappresenta un’operazione di grande rilievo, certamente perfettibile e suscettibile di successivi interventi migliorativi, ma già di per sé notevolissima. Per comprendere pienamente l’importanza del lavoro, è opportuno ricordare che per oltre cinque decenni il “Rocci” è stato l’unico Vocabolario greco-italiano, senza alcuna alternativa fuorché qualche traduzione dell’inglese Liddell & Scott in formato ridotto e semplificato, la più significativa delle quali fu il Dizionario illustrato greco-italiano, edito da Le Monnier nel 1975, a cura di G. Cataudella, M. Manfredi e F. Di Benedetto.

Nel 1995 (seconda edizione 2006) ha fatto la sua comparsa sui banchi di scuola il Vocabolario della lingua greca, realizzato dal grecista e filologo Franco Montanari, edito da Loescher e comunemente noto come “il GI”. Lo stesso Montanari, tuttavia, non nasconde il debito del suo lavoro nei confronti dell’opera di Padre Rocci: «Il debito verso Rocci è indiscutibile, perché è stato il frutto del lavoro di un uomo che, armato solo di schedine e appunti e privo di un computer, è riuscito a creare in 25 anni un’opera di 2.074 pagine, suddivisa in 4.148 colonne. Un opus magnum incredibile. Si pensi che per realizzare il mio dizionario, con l’uso delle più moderne tecnologie, hanno collaborato circa 30 ricercatori. L’opera di Rocci è stata un modello, da cui siamo partiti […] il debito verso questo infaticabile gesuita rimane intatto».

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